Se c’è una certezza oggi è che dal Coronavirus ne usciremo cambiati, anche dal punto di vista dei consumi alimentari.
Vediamo quindi 5 abitudini di acquisto degli italiani in quarantena che rovesciano totalmente i trend che il mercato del Food stava rilevando prima del Coronavirus, lasciando completamente incerte le prospettive per il futuro del settore Alimentare.
1 Calano le vendite dei piatti pronti
Mentre prima ci mancava il tempo ora, durante la quarantena, questo è un bene che abbonda. Di conseguenza, la cucina è diventata uno dei passatempi più piacevoli per gli italiani. Ciò significa che i piatti pronti freschi che erano una delle categorie che negli ultimi anni crescevano di più sia in termini di volumi che di assortimento e che avevano chiuso il 2019 con un bel +7,8% a valore con l’emergenza COVID hanno visto una storica inversione. Per la prima volta nei supermercati gli acquisti di piatti pronti take away calano addirittura del 18% ma il crollo arriva al 27% per i prodotti della rosticceria secondo dati Coldiretti. Insomma, se a inizio 2020 il tempo medio passato in cucina ogni giorno dagli italiani era di 37 minuti chissà a quante ore sarebbe stimato oggi.
2 Maggiore attenzione per i prodotti commodity
Si definiscono commodity quei prodotti che vengono ammassati sui bancali nei posti più nascosti del supermercato come lo zucchero, che oggi segna + 55% e la farina addirittura + 200% secondo dati Nielsen. Perché accade? Molto semplice perché questi, insieme alle uova +5% e anche al burro +85% e alla margarina +78%, al lievito di birra +200%, sono i classici ingredienti per fare in case le torte, le pizze e tutta una serie di ricette della nostra cucina italiana tradizionale che durante la quarantena chiunque si cimenta a fare. Addirittura anche i siti di ricette registrano oltre il 100% di crescita di utenti nonostante chiunque oggi s’improvvisi chef sui social network persino Chiara Ferragni.
3 Crescono le vendite dei prodotti dispensa
Prima del Coronavirus anche un colosso come Kraft Heinz, la quinta azienda alimentare più grande al mondo, era in crisi perché la gente stava orientando le proprie scelte di acquisto sui prodotti freschi piuttosto che su quelli confezionati e faceva la spesa più spesso durante la settimana invece che un grande rifornimento settimanale. La quarantena ci ha riportato in dietro di anni ai carrelli pieni e alle zuppe pronte da tenere nella credenza. Uno studio a livello internazionale di Credit Suisse stima un potenziale di rialzo dal 25% al 30% dei grandi gruppi che producono alimenti confezionati come Campbell Soup Co. o Conagra Brands solo per citarne due. Sul mercato italiano secondo Nielsen la passata di pomodoro segna un +50% e un fatturato triplicato rispetto al 2019, come tutto il cibo a scadenza lunga come il riso, la pasta, ma anche tutta la categoria dei prodotti surgelati che cresce intorno al +16%.
4 Più frutta e verdura a peso imposto e più plastica
Eravamo sicuri che la buzzword del 2020 fosse sostenibilità, ci sbagliavamo! Di fronte al COVID le nostre velleità ecologiste cadono e lasciano spazio alle paure del contagio e quindi alla sicurezza che offre un imballaggio in plastica per proteggere la frutta e la verdura che acquistiamo al supermercato, per la quale siamo anche disposti a spendere qualcosa in più. Che sia per evitare le mele già toccate da altre mani o sia per velocizzare il tempo della spesa già complicato dal non dover avvicinare gli altri utenti davanti ai bachi del fresco e alle bilance, insomma il prodotto fresco confezionato a peso imposto cresce almeno del 40% in questo periodo e con esso anche gli imballaggi che buttiamo (si spera) nella differenziata della plastica. Insomma, pare che possiamo gestire solo un’emergenza alla volta e ora quella dell’ambiente è passata al secondo posto.
5 Vincono i grandi brand e le PL
Secondo le ricerche di Nielsen i consumatori stanno mettendo nel carrello più le grandi marche o le private label che i piccoli brand anche in questo caso invertendo una tendenza che vedeva questi ultimi in crescita negli ultimi anni per la loro immagine di prodotti più artigianali. Sarà che i brand, seppur percepiti industriali, danno più rassicurazioni dal punto di vista sanitario, sarà anche che molte di queste imprese sono partire nelle ultime settimane con importanti campagne di comunicazione emozionali per esprimere vicinanza al consumatore e per sfruttare la grande audience che ora è davanti a tutti i media. Insomma, i grandi brand stanno tornando più forti che mai.
Per chiudere con una dichiarazione di Martin Lindstrom che ho letto di recente: “Ogni crisi ha sempre cambiato i comportamenti e le routine delle persone e se la crisi dura abbastanza a lungo, questi comportamenti diventano permanenti”. Staremo a vedere come cambierà il mercato Alimentare post COVID!
Valentina Lanza