I supermercati di Manhattan e quelli di Milano

A New York in vacanza, sono andata a visitare anche alcuni store e la cosa che mi ha più colpito è stato notare quanto l’offerta di questi supermercati sia sbilanciata sulla gastronomia e i piatti pronti da portare via in comodi packaging studiati proprio per l’asporto. 

Certamente i punti vendita di Manhattan non possono essere rappresentativi né di tutta New York né tanto meno degli Stati Uniti perché frequentati da uno specifico target di persone che lavorano nei building che si trovano nel cuore della Grande Mela o che possono permettersi di vivere in appartamenti di questa zona molto costosa. Ma l’impressione – confermata anche da racconti di amici che abitano in questa città – è che i newyorkesi tendenzialmente non cucinino e probabilmente non abbiano neanche cucine attrezzate a farlo nei loro piccoli appartamenti. Per questo a New York si acquista tanto cibo già pronto, sia attraverso i servizi di delivery che al supermercato e poi lo si consuma in ufficio, per strada o anche a casa la sera con la famiglia.

I supermercati di Manhattan sono attrezzati con corner di qualsiasi genere e tipo di cucina: dai più scontati, come il sushi e la pizza – che ormai troviamo spesso anche in Italia -, fino all’isola delle zuppe calde e quella delle insalate da comporre a piacere con una moltitudine di ingredienti diversi. A questa proposta di piatti pronti si aggiungono anche le preparazioni di ortofrutta, panetteria, salumeria e pasticceria già tutte porzionate e confezionate per l’asporto. All’uscita degli Whole Foods Market, poi, ci sono sempre forchette, cucchiai, tovaglioli, forni a microonde e tutto il necessario per poter consumare sul momento quello che si è acquistato, e talvolta c’è anche una zona con tavolini allestita ad hoc per fermarsi a mangiare. 

Anche le insegne dedicate alla parafarmacia, o ai prodotti per la cura della casa e della persona, come ad esempio Whalgreen, oltre ad avere infiniti metri quadrati di scaffali, sono tutte attrezzate con frigoriferi in cui si trovano tramezzini, frutta e yogurt confezionati, ma anche insalate e piatti freddi da asporto, insieme ad una moltitudine di snack dolci e salati che abbondano di calorie.

In Italia, possiamo vagamente paragonare l’area di Manhattan solo al centro di Milano dove esistono alcuni supermercati con questa stessa concezione, come ad esempio il Carrefour Express di Corso Garibaldi, dove prevalgono i piatti pronti sui prodotti food di largo consumo confezionato. Ma, anche in Italia secondo i dati 2018 elaborati da IRI sulle vendite della grande distribuzione, i mercati in crescita sono solo quelli che offrono servizio, ad esempio i piatti pronti freschi e la gastronomia, o l’esperienza di gusto, come il sushi e gli snack. Assistiamo invece ad una diffusa contrazione dei mercati alimentari “basici” cioè di prodotti che si usano come ingredienti per cucinare in casa: ad esempio la pasta, la passata di pomodoro, la farina, lo zucchero, il latte ecc. A questo si aggiunge il dato che nel nostro Paese, nel 2018 tutti i canali GDO come Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio hanno chiuso con andamento negativo sulle vendite di prodotti di largo consumo confezionato (-1,4% vendite a volume).

Come sarà quindi il futuro, anche nel nostro Paese, in cui per tradizione la gente ama cucinare, assisteremo ad un cambio epocale di attitudine? A giudicare dal volume di ricette pubblicate e consultate in rete in Italia, siamo ancora lontani da questo scenario. Quello che è certo per il futuro è che la GDO in Italia si dovrà attrezzare non solo per rispondere alla costante crescita delle vendite e-commerce, ma anche per reagire al fenomeno del food delivery, che in Italia coinvolge già 7 milioni di consumatori che ordinano cibo a domicilio invece che cucinarlo a casa, per un giro d’affari stimato di 700 milioni di euro nel 2018 (fonte IRI).

Valentina Lanza