Forse la prima azienda che in Italia ha avuto successo già alcuni anni fa con l’idea di proporre un formato snack è stata l’emiliana Parmareggio con il suo “ABC della Merenda” fatto da un cubo di parmigiano accompagnato da grissini e succo di frutta. Ora questo prodotto si trova al supermercato anche in tante altre varianti, con crostatina al cacao, plumcake, taralli o frutta secca ecc. ma sempre combinati con formaggio Parmareggio per ottenere uno snack equilibrato perché garantito da un nutrizionista di nome Giorgio Donegani. Si tratta di prodotti realizzati da Parmareggio in co-marketing con altri marchi del food, ma io francamente ancora non mi spiego come facciano ad uscire al prezzo di 1 euro o poco più, a giudicare solo da tutto il packaging che li avvolge. Però è stato proprio questo prezzo a decretare il successo di “ABC della Merenda” oltre al fatto che il prodotto risolva in modo veloce e senza sensi di colpa la necessità delle mamme italiane di trovare ogni giorno una merenda da mettere nello zaino della scuola dei figli più piccoli.
Insomma, Parmareggio si è appropriata per prima di un preciso momento di consumo, come quello della merenda dei bambini delle scuole elementari/medie, facendone il posizionamento distintivo del prodotto e comunicandolo puntualmente attraverso i famosi spot TV dei topolini che parlano con cadenza di Parma e – come spiega Martin Lindstrom – “possedere un momento è come avere un terreno recintato in cui gli altri brand non possono mettere piede”. Ma oggi vediamo che anche altri brand in Italia stanno cercando di mettere piede e conquistare il momento snack che non è una esigenza solo nella giornata scolastica dei bambini, anzi, sempre di più rientra anche in quella degli adulti. Sappiamo, infatti, che nel nostro Paese le persone non danno più priorità come una volta al modello tradizionale dei tre pasti al giorno, per mancanza di tempo e per il fatto di essere sempre fuori casa, e si ritrovano a fare più spuntini brevi durante il giorno. Ed ecco che i supermercati si riempiono di varianti snack come: crackers e affettati o formaggio, ma anche frutta e verdure già pulite e porzionate ecc. In GDO questi kit stanno saltando fuori dal corridoio degli snack per attrarre nuovi consumatori con esposizioni fuori scaffale o fuori dal banco frigo.
Perché si parla di snackification
Euromonitor chiama snackification questo momento di pasto o comportamento dei consumatori che sta impattando sulle abitudini alimentari a livello globale, come spiega il loro report che è stato presentato a SNAXPO19 a fine marzo a Orlando. A livello globale la snackification coinvolge tutti i cibi, sia dolci che salati e i dati di Euromonitor dicono che, guardando alla progressione delle vendite del cibo confezionato negli ultimi dieci anni, si può notare come gli snack stiano non solo conquistando quote di mercato, ma addirittura poco meno di un quarto delle vendite di cibo confezionato oggi è snack.
Chi consuma spuntini sono principalmente giovani e giovani adulti che hanno abitudini alimentari non convenzionali dettate dalla scarsità di tempo e dalla vita frenetica fuori casa. Altra tendenza che si evidenzia, a livello globale al pari che in Italia, è il desiderio di trovare sì la praticità e la velocità in questi snack, ma anche un apporto nutrizionale indulgente, soprattutto per alleviare il senso di colpa che si prova quando si consumano questi prodotti tra un pasto e l’altro. Infine, si è più attenti a scegliere snack che forniscano proteine, un nutriente che oggi gode di grande popolarità rispetto alla negatività di grassi, zuccheri e carboidrati, ma anche altri benefici nutrizionali o presunti tali.
Non sono solo i pasti principali ad essere intaccati dalla snackification, anche i prodotti per la colazione si stano trasformando gradualmente in formati snack: i cereali assumono la forma di barrette, i biscotti sono confezionati in monoporzioni, mentre gli yogurt diventano da bere, oppure come lo yogurt greco vengono accompagnati nella confezione dal cucchiaino. Negli Usa una delle più grandi innovazioni del momento snack è Jack Links AM ovvero bustine da 4 once di carne essiccata con salsa di mele o succo d’acero, che dichiarano 9 grammi di proteine per porzione e sono proposte “per la colazione in movimento da gustare al mattino o portare al lavoro, in palestra o dovunque”. Siamo un po’ lontani dalla nostra abitudine di cappuccino e brioche, ma certamente anche in Italia le colazioni salate sono in aumento e lo notiamo dalla varietà delle proposte delle vetrine dei bar.
La snackification si accompagna a temi come la perfetta distribuzione tramite e-commerce o vending machines di questi spuntini monodose, ma anche al problema di confezionare i prodotti in imballaggi più sostenibili per non moltiplicare esponenzialmente la diffusione di piccoli pezzi di plastica monouso. Come sempre, vinceranno le aziende che saranno capaci di cogliere questi mutamenti della società e trovare delle proposte adeguate per risolvere nuove esigenze delle persone.
Valentina Lanza